Nunzia Volpe ci ha proposto il suo romanzo “La bambina che parlava alla luna”.
Fare una sinossi di questo libro sarebbe sminuirlo, basta sapere che non si limita a trattare di un unico tema ma ne tocca, nella maniera più dolce e vera, decisamente tanti.
Sullo sfondo abbiamo le stragi nazifasciste nell’appenino tosco romagnolo nell’autunno inverno 1944.
La storia tocca i punti più forti del cuore del lettore, suscitando oltre alla curiosità di essere letta, anche commozione, rabbia e dolore. Il dolore che ha causato una guerra che ha portato con sè odio e distruzione. L’autrice, con minuziose descrizioni con arguta intelligenza emotiva, fa vibrare la sensibilità di chi legge questo libro. Lo scritto scorre veloce, e porta con sè una forma di denuncia verso i carnefici. I personaggi diventano inevitabilmente parte di noi stessi, riuscendo,con l’ottima capacità dell’autrice,ad essere facilmente immaginabili. Le loro sensazioni, le loro idee, le loro paure, sembrano diventare le proprie. A volte sembra di essere con loro mentre svolgono le loro quotidiane azioni, mentre muoiono per provare a vivere meglio.
Un romanzo sincero, nudo e crudo ma dannatamente vero, che ha con se squarci poetici che incantano chi legge emozionandolo.
Emoziona e lascia stupiti, stupiti per una storia che parla di coraggio, di amore, che invita a non dimenticare il male.
Potrebbe essere tenuto in considerazione come libro da far leggere ad adolescenti che si approcciano alla tematica: guerra.
Lo stile della scrittura scorre rapido anche quando bisognerebbe fermarsi un attimo per gustare al massimo le scene descritte.
Consigliatissimo.
Recensione a cura di: Angela Costagliola